Ottant’anni di cinema dell’uomo
di Marco Rajkovic
In questo articolo vi consiglio sette lungometraggi, uno per decade a partire dagli anni Quaranta. Per quelli che in questo periodo particolare cercano ispirazione di fronte allo schermo, o per chiunque abbia voglia di scoprire grandi capolavori del cinema, questi film rappresentano un’opportunità per confrontarci con noi stessi. Buona visione.

Sciuscià
Anno: 1946
Durata: 93 minuti
Regia: Vittorio de Sica
Sceneggiatura: Sergio Amidei, Adolfo Franci, Cesare Giulio Viola, Cesare Zavattini
Paese di produzione: Italia
Lingua originale: italiano
Iniziamo con Pasquale (Franco Interlenghi) e Giuseppe (Rinaldo Smordoni), due fanciulli alla mercé del chaos romano del secondo dopoguerra. I due lustrano scarpe per qualche lira, principalmente ai soldati americani, e coltivano il comune desiderio di acquistare un cavallo. Spinti dalla spregiudicatezza e dalla mancanza di migliori alternative di guadagno, i due vengono coinvolti in un furto di biancheria che li costringe ad un centro di detenzione giovanile. Qui, l’astuzia e gli inganni delle forze dell’ordine vincolano i protagonisti ad atti e riflessioni che non appartengono più all’età dell’innocenza. Con Sciuscià (1946), Vittorio de Sica confeziona una pellicola rilevante, che descrive la situazione drammatica dell’Italia e la conseguente necessità di adattamento, che non risparmia nessuno.
Viaggio a Tokyo (Tōkyō monogatari)
Anno: 1953
Durata: 136 minuti
Regia Yasujirō Ozu
Sceneggiatura: Kōgo Noda, Yasujirō Ozu
Paese di produzione: Giappone
Lingua originale: giapponese
Esistono molte classifiche che cercano di individuare il miglior film di sempre, e la maggior parte di queste sono irrilevanti, alcune comiche. Di tutte, la più autorevole è senza dubbio quella stilata ogni dieci anni dalla rivista del British Film Institute Sight and Sound. In cima a quella classifica, secondo i sondaggi condotti tra autorevoli registi, vi si trova Viaggio a Tokyo (1953), film giapponese diretto da Yasujiro Ozu. In esso, un’anziana coppia è impaziente di intraprendere un lungo viaggio e incontrare i figli, che vivono nella capitale. Questi, impegnati con il lavoro e le rispettive famiglie, dimostrano di non avere sufficiente tempo da dedicare ai genitori. Ne risulta un dramma autentico e universale. Chi non si lascerà ingannare dall’apparente ingenuità tecnica, vivrà un’esperienza indelebile, commovente e dolorosa.
La Notte
Anno: 1961
Durata: 122 minuti
Regia: Michelangelo Antonioni
Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Ennio Flaiano, Tonino Guerra
Paese di produzione: Italia, Francia
Lingua originale: italiano
Esistono registi che hanno avuto una sensibilità particolare nei confronti dell’uomo. Alcuni hanno saputo modellare il mezzo cinematografico per spingersi oltre, e proporre spunti di riflessioni più intimi. Michelangelo Antonioni è l’ambasciatore di questo modo di pensare il cinema. Consapevole dei cambiamenti nella società italiana e motivato da una precisa visione artistica, Antonioni inquadra le debolezze dell’uomo in maniera enigmatica e sorprendentemente sofisticata. Vi consiglio La Notte (1961), a cui sono particolarmente affezionato. Giovanni (Marcello Mastroianni) e Lidia (Jeanne Moreau) sono una coppia borghese di Milano in evidente crisi matrimoniale, a causa di una relazione monotona e individuale. In questo dramma silenzioso, Antonioni dimostra che spesso nel cinema le parole vengono usate per compensare la mancanza di idee, e che forse l’uomo necessita di un confronto più diretto con se stesso.
Morte a Venezia
Anno: 1971
Durata: 130 minuti
Regia: Luchino Visconti
Sceneggiatura: Nicola Badalucco, Luchino Visconti
Paese di produzione: Italia, Francia, Stati Uniti d’America
Lingua originale: inglese, francese, italiano, polacco
Morte a Venezia (1971), diretto da Luchino Visconti e basato sull’omonimo racconto di Thomas Mann, è la storia di un amore impossibile. Ambientato durante l’epidemia di colera del 1911, racconta i desiteri dello stimato compositore Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde), ospite dell’ Hotel des Bains. La sua attenzione é immediatamente catturata da Tadzio (Bjorn Andresen), giovane polacco anch’egli ospite dell’albergo. Gustav si infatua immediatamente del viso angelico del ragazzo. Andersen è perfetto nel ruolo, e il regista lo riprende con occhio voyeuristico catturando sguardi e mezzi sorrisi. La cura del dettaglio scenografico è impressionante, così come l’utilizzo della musica. Il risultato è una tragedia densa di romanticismo, oltre che ad essere una preziosa ricostruzione della Venezia d’inizio secolo.
La Cosa (The Thing)
Anno: 1982
Durata: 109 minuti
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Bill Lancaster
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Lingua originale: inglese
Il seguente lungometraggio, oltre che ad essere uno delle punte di diamante del cinema horror e ad aver ispirato generazioni di registi, rappresenta un eloquente studio sull’essere umano in condizioni estreme. La Cosa (1982), diretto da John Carpenter, vede un team di ricercatori americani nella loro base antartica. Un parassita di origine aliena che ha la capacità di assimilare organismi esterni e di prenderne le esatte sembianze si insidia nella base, iniziando un processo di selezione naturale. Da qui a poco si instaura un clima di paranoia nei personaggi, che non sono più in grado di distinguere i propri colleghi dalla “cosa”, ne tantomeno di fuggire. Il film é notevole per gli effetti speciali, ma soprattutto per la recitazione di un cast perfettamente assemblato e per la suggestiva colonna sonora firmata Ennio Morricone. Il messaggio di Carpenter è evidente. La “cosa” è tutto ciò di imprevedibile che mette in pericolo l’esistenza di una società organizzata, e il fato di quest’ultima dipende unicamente dalla capacità dei singoli individui di acuire il proprio istinto di sopravvivenza, senza tuttavia abbandonare il senso di appartenenza ad una collettività.
Tre colori – Film blu (Trois couleurs: Bleu)
Anno: 1993
Durata: 97 minuti
Regia: Krzysztof Kieślowski
Sceneggiatura: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieślowski
Paese di produzione: Francia, Polonia, Svizzera
Lingua originale: Francese
Krzysztof Kieślowski, eminente personalità del cinema polacco, diresse tra il 1993 e i 1994 la cosiddetta “Trilogia dei colori”, di cui fanno parte Film Blu (1993), Film Bianco (1994) e Film Rosso (1994). L’opera è ispirata alla colorazione della bandiera francese e ai corrispondenti ideali rivoluzionari: Liberté, Egalité, Fraternité. Oggi vi consigliamo Film Blu (1993). Patrice (Juliette Binoche) perde la figlia e il marito compositore in un incidente stradale. Questo la relega ad uno stato di autodistruzione, in quanto l’unico modo per voltare pagina sembra essere l’abbandono di qualsiasi ricordo legato al passato. Kieslowski indaga sui nostri obblighi morali in maniera efficace, evidenziando l’innato bisogno di contatto umano.
Dogville
Anno: 2003
Durata: 178 minuti
Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura: Lars von Trier
Paese di produzione: Danimarca, Svezia, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Finlandia, Germania, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Giappone
Lingua originale: inglese
Dogville è un villaggio montano del Colorado popolato da una dozzina di persone comuni. Gli eventi prendono una piega differente quando arriva Grace (Nicole Kidman), donna affascinante in fuga dai gangster. Accolta inizialmente da Tom (Paul Bettany) e poi dal resto della comunità, Grace deve dimostrare di essere una ragazza per bene. Per questo, si impegna ad aiutare i membri del villaggio svolgento varie attività. L’integrazione di Grace è costantemente messa alla prova dalle opinioni sul suo conto, che alimentano l’antipatia e le esigenze di alcuni cittadini. Von Trier opta per un approccio teatrale, disgregando completamente il concetto di intimità. Dogville è un film come non ne vedrete mai. Si tratta di una pellicola controversa, così come il regista stesso.
The Lobster
Anno: 2015
Durata: 118 minuti
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou
Paese di produzione: Grecia, Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Francia
Lingua originale: inglese, francese
Esiste un’albergo in cui i single, secondo la legge, sono costretti a trovare un partner entro quarantacinque giorni. L’autoerotismo è severamente punito e se non si riesce nell’impresa, si viene trasformati in un animale a piacimento. The Lobster (2015) è una commedia nera estremamente originale, addirittura brillante. Oltre che a confermare Yorgos Lanthimos come promessa del cinema europeo, diede nuova linfa all’arte cinematografica stessa. La padronanza del linguaggio filmico è palese, e la direzioni degli attori ridà slancio a qualche carriera. Nel mondo di Lanthimos le persone sono introverse, quasi incapaci di manifestare emozioni, il che ci vieta di creare un reale legame empatico ma ci porge una lente di ingrandimento sul nostro presente.